La Puglia è la regione degli ulivi, ne sono stati censiti circa 40 milioni, di cui 15 considerati ultracentenari. Ogni volta che un contadino ne mette uno a dimora lo fa con la consapevolezza che la pianta non darà subito frutto.
La maggior parte degli ulivi si trovano nelle campagne di terra rossa del Salento (circa 84mila ettari di oliveti, pari a 10 milioni di piante), e i loro tronchi raccontano storie antiche, alcuni hanno forme strane, quasi umane. Con la legge regionale 14/2007 “Tutela e valorizzazione del paesaggio degli ulivi monumentali della Puglia” è stato vietato l'espianto e il commercio degli ulivi ultracentenari ed è stato riconosciuto indispensabile l'intervento di cura dell'uomo per preservarne lo stato di salute.
Non vogliamo addentrarci in argomenti di attualità come TAP e Xylella, piuttosto parliamo del lavoro degli olivicoltori che hanno modellato gli ulivi del Salento dandogli quella forma unica, pensate che gli hanno dato dei nomi, quelli più conosciuti sono: la Testa, il Faraone, la Cascata, il Barone, la Baronessa e il Serpente.
Come sono arrivati gli ulivi nel Salento?
Gli ulivi salentini si sviluppano in un habitat naturale perfetto, oltre alla terra rossa fertile vi sono le rocce calcaree, non è un caso se sono stati riconosciuti “patrimonio dell’umanità” dall’Unesco e, secondo un'antica leggenda, sono stati introdotti dai Greci. La pianta era infatti sacra alla dea Atena. La mitologia greca narra che Atena e Poseidone erano in lotta per il controllo di Atene e chi avrebbe fatto il dono più utile alla città avrebbe vinto. Poseidone fece sgorgare l'acqua del mare, mentre Atena offrì un ulivo. La dea vinse e da allora sull'Acropoli è coltivato un uliveto sacro.
L'ulivo si trova anche nella Bibbia, la Terra Promessa e la Palestina ne erano ricche e per la religione cristiana è la pianta della pace e quella con cui è stato accolto e salutato Gesù Cristo durante l'ingresso a Gerusalemme.
Oggi gli ulivi hanno “messo le radici” anche negli stemmi dei comuni salentini come Otranto. Nella città più ad est della Puglia e dell'Italia c'è la Torre del Serpe. Secondo la leggenda il rettile da cui prende il nome prosciugò l'olio della lampada posta in cima al faro che serviva ad indicare la strada dei naviganti. Una delle spiegazioni per cui l'ulivo si trova sul vessillo è legata proprio a questa storia anche se è ricollegabile al fatto che il porto di Otranto era molto importante per il commercio dell'olio.